Chitarra a sette corde, Alberto De Santis, Roma 1900


L’esigenza di una espressività più intensa che il romanticismo richiedeva alle arti, si riflette anche nella storia della chitarra. Il cambiamento estetico del linguaggio musicale, oltre a modificare gli stilemi compositivi, influenzò anche l’aspetto organologico di questo strumento. L’ampliamento della tessitura della chitarra fu sentito come un modo per aumentare la sua sonorità ma anche per ampliare le sue capacità espressive. Questo in fondo è quello che ha comportato l’aggiunta della settima corda. Anche se esperimenti in tal senso si erano già verificati agli inizi dell’Ottocento con la creazione a Parigi della chitarra a dieci corde (nata dalla collaborazione di F.Carulli, che lasciò anche un metodo per questo strumento, con il Liutaio R. Lacote), l’uso della chitarra a sette corde non fu circoscritto come l’esperimento parigino ma si diffuse capillarmente nel centro Europa ed in tutti i paesi dell’ Est fino alla Russia, principalmente per merito di numerosi compositori, che molto scrissero per questo tipo di strumento.

Nell’ambito della liuteria romana la tradizione della famiglia de Santis abbraccia almeno tre generazioni. Giovanni (1834-1916) costruì strumenti ad arco e si dedicò alla costruzione di chitarre e mandolini. Il figlio Alberto (1876-?) continuò l’attività fondando sia una casa di edizioni musicali che la ditta “Figli De Santis” che produsse principalmente chitarre e mandolini. Il figlio di quest’ultimo, Renato (1901-?) continuò l’attività di liutaio durante la prima metà del novecento.
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